In cantiere la sicurezza conta ancora 60 documenti
Nonostante l’intenzione di semplificare la redazione dei piani di sicurezza per il cantiere, contenuta nel disegno di legge a cui sta lavorando il Governo, nell’edilizia resta ancora una montagna di adempimenti, che a volte non si traducono in una tutela effettiva dei lavoratori, ma solo in una complicazione burocratica. Li ha contati uno per uno il Ctp (Comitato territoriale paritetico) di Roma e provincia, l’ente bilaterale (costruttori-sindacato) che ha come missione proprio la salvaguardia delle condizioni di salute e di lavoro nei cantieri. Ebbene dal vademecum realizzato dal Ctp per le imprese, emergono 60 fra certificati, libretti di istruzioni, ricevute e piani da tenere pronti per le verifiche.
Ma basta moltiplicare a dismisura il numero degli adempimenti per raggiungere l’obiettivo zero-infortuni in edilizia? A scorrere il lungo elenco del Ctp, viene più di un dubbio. Già, perché accanto ai capisaldi dell’anti-infortunistica che per l’edilizia si traducono in due sigle (Psc e Pos, ovvero piano di sicurezza e coordinamento e piano operativo di sicurezza, proprio quelli sui cui interverrà il Ddl semplificazione) c’è anche la più oscura necessità di avere sempre a portata di mano «una dichiarazione relativa al contratto collettivo applicato». Come se di fronte a un incidente o a una caduta dall’alto il Ccnl facesse davvero la differenza. E che dire dell’obbligo di custodire con cura «la ricevuta della consegna del tesserino di riconoscimento»?
Anche il committente, di solito un privato cittadino che affida i lavori a un’impresa, non sta molto meglio: deve verificare, tra l’altro, «l’idoneità tecnico-professionale delle imprese affidatarie» e persino dei lavoratori autonomi (traduzione: l’idraulico e l’elettricista), controllando, per esempio, che non abbiano multe e sanzioni per lavoro nero. E meno male che per i cantieri minori (quelli senza rischi particolari e di breve durata) basta un’autocertificazione. Sempre il privato dovrebbe, in teoria, controllare che l’impresa affidataria “giri” ai subappaltatori gli oneri della sicurezza senza trattenere nulla.
«Questa è una sicurezza di carta, che resta sulla carta» sostiene Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance. I costruttori conducono da tempo una battaglia per migliorare le condizioni di tutela del lavoro edile. «Va bene prevedere un rafforzamento delle cautele in questo settore – continua Buzzetti – e quindi è normale che in edilizia gli adempimenti siano doppi, ma bisognerebbe concentrarsi su azioni concrete e non appesantire la burocrazia che certo non protegge dagli incidenti». E cita ad esempio la questione – sostanziale, non formale – della lingua: «Spesso gli stranieri non conoscono l’italiano, soprattutto i termini tecnici, e questo può causare gravi incidenti».
In tutto questo un dato positivo c’è: gli infortuni sono in calo. Nel 2010 (ultimo dato disponibile) gli incidenti indennizzati dall’Inail si sono fermati a 63.328, con un calo del 9,3% rispetto all’anno precedente. La flessione non è dovuta alla crisi: l’incidenza infatti non cambia se rapportata sempre ai mille lavoratori. Ma sono ancora in tanti a perdere la vita in cantiere: 195 nel 2010, pur in calo del 4,1 per cento. Per consolidare questa tendenza, sarebbe il caso allora di potenziare le misure davvero efficaci, distinguendole dalle altre.
Gemini Sicurezza in collaborazione con Unione Artigiani e Piccoli Imprenditori aderente C.L.A.A.I. Nazionale ha stilato un vademecum degli adempimenti necessari alle imprese per lavorare i sicurezza e ottemperare a quanto richiesto dal D.Lgs.81/08.
Sebbene la sicurezza sul lavoro non è solo una formalità fatta di carta, ma è una vera e propria lotta contro le “ Morti Bianche”, il vademecum, aiuterà a capire precisamente quali sono i documenti necessari alle imprese per poter lavorare all’interno dei cantieri.
Si ricorda che la mancata ottemperanza delle normative prescritte comporta sanzioni di carattere penale.



